sabato 30 giugno 2012

Alborosie Kingston town










                                                                               

Alborosie
Capita spesso che quando si ascolti un artista , e si conosca a memoria tutte le sue canzoni, e si vada a suoi concerti,rimanendo emozionati di come riesca a coinvolgere il pubblico. In realtà però molte volte si sa poco ,di come sono veramente  questi artisti e quello che pensano. Quando un cantante,raggiunge un certa notorietà,viene investito come un’ armatura,che determinerà il suo stile musicale ,e soprattutto del messaggio che vorrà lanciare. Come fece Bob Marley ,che girava il mondo lanciando il suo messaggio di pace e  amore.  Alborosie crea uno stile gangsta,dalle tonalità ribelle ,uniformandosi alle tematiche giamaicane. Tematiche molto scottanti tra le quali c’erano l’omofobia e la legalizzazione della marjuana,la quale secondo Alborosie dovrebbe essere legalizzata,perché innocua ,togliendola dalle mani della criminalità. Il messaggio di Alborosie parla delle minoranze, in particolare della omofobia che in Giamaica è molto evidente. Alborosie è un grande artista le cui doti, lo hanno portato in cima alle classifiche di tutto il mondo.  

Louis Armstrong





Louis Armstrong
Non è per niente facile ricostruire la vita di un artista, spesso si finisce col seguirla indirettamente attraverso concerti e piazze ,spesso si divulgano solo informazioni riguardanti le sue sbronze, i suoi rapporti sessuali,le sue conoscenze ,tralasciando un fattore determinante, quale la sua umanità, che persona era in realtà quest’uomo.  Unire atipico è emozionante è forse la cifra del arte di Armstrong e la ragione della sua enorme popolarità nella storia della musica , portando una sferzata di vera autenticità. Louis Armstrong nasce da una famiglia molto povera,senza un padre,passa vari mesi al riformatorio ,in cui apprende l’arte della musica. La sua disponibilità e generosità superano la sua bravura,un oggetto lo segue sempre ,la sua macchina da scrivere, che utilizzava per scrivere ricordi autobiografici,raccolte di scherzi, ma soprattutto la usava per rispondere ai suoi fan, anche quando era massacrato al ritorno di un concerto. Luis non ebbe figli ne adotto uno ,Clarence figlio di sua cugina , alla quale si dedico con amore ,che viene ripreso nei sorrisi delle foto che li ritraggono assieme.  La generosità di Armstrong  è provata dalla storia della magnifica tromba selmer ricevuta in regalo da Re Giorgio V ,nel 1933:pochi anni dopo Lyman Vunk ,trombettista ,la stava ammirando durante un concerto ,Louis lo notò ,e gliela regalò senza indugio. Armstrong fu un importante sostenitore finanziario di martin Luther King e di altri attivisti, per i diritti civili,ma solitamente preferiva lavorare dietro le quinte, non amava confondere i suoli ideali politici con il lavoro. Proprio per questo fecero notizia le poche occasioni in cui rese pubbliche le sue idee, quella più importante fu la pesante critica che rivolse al Presidente Eisenhower, in occasione del conflitto tra segregazionisti e anti-segregazionisti,nel 1957. In quell'occasione Armstrong definì Eisenhower "falso" e "smidollato" a causa della sua inattività; Armstrong cancellò inoltre un tour già pianificato in Unione Sovietica ,dichiarando che il governo statunitense poteva "andare all'inferno", per il modo in cui stava trattando i neri nel sud degli Stati Uniti, e che lui non avrebbe mai potuto rappresentare all'estero un governo che si trovava in conflitto con la gente di colore.



giovedì 28 giugno 2012

Woodstock in concerto



Aneddoti
L'affluenza di gente a Bethel, soprattutto ragazzi, fu massiccia e immediata. Il traffico bloccò a lungo alcune autostrade dello stato di New York.
Il sito del festival non era stato attrezzato per tante persone: le strutture sanitarie erano insufficienti, il sistema di pronto soccorso in parte impotente; molti partecipanti si trovarono in difficoltà a causa del clima, per la mancanza di igiene e di cibo.
Woodstock nella giornata del diluvio durante la pioggia
I media avrebbero rilevato particolarmente i disagi dei partecipanti e delle città vicine, pur relativi per un evento così grande e imprevisto. L'unico cronista presente nel primo giorno e mezzo del festival, Barnard Collier del New York Times, avrebbe raccontato che i redattori a New York lo incitavano a sottolineare i blocchi stradali, le sistemazioni improvvisate, l'uso di droghe fra i ragazzi e la presunta aggressività di alcuni di loro.
Collier ha ricordato: "Ogni redattore, fino al redattore capo James Reston, insisteva perché il tono del reportage indicasse una catastrofe sociale in corso. Era difficile persuaderli che la mancanza di incidenti seri e l'affascinante cooperazione, premura e correttezza di così tante persone era il punto significativo. Ho dovuto rifiutarmi di scrivere quella storia se non avesse potuto riflettere in larga parte la mia convinzione di testimone oculare, che "pace e amore" era la cosa davvero importante, non le opinioni preconcette dei giornalisti di Manhattan. Dopo molte telefonate acrimoniose, gli editors acconsentirono a pubblicare la storia come la intendevo, e benché aneddoti di ingorghi stradali e piccole illegalità fossero raccontati quasi all'inizio degli articoli, i miei pezzi erano permeati dall'atmosfera autentica di quella assemblea. Dopo che la descrizione della prima giornata comparve sulla prima pagina del [New York] Times, molti riconobbero che caso sorprendente e bello stesse avvenendo".
Benché l'atmosfera del festival fosse straordinariamente serena, si ha notizia di due decessi a Woodstock: uno probabilmente causato da un'overdose di eroina, l'altro per la morte accidentale di un partecipante che dormiva nel sacco a pelo in un campo di fieno limitrofo, venendo investito da un trattore.
Sembra anche che si siano verificate due nascite (in un'auto ferma nel traffico e in un elicottero) e quattro aborti spontanei.
Fece scalpore la comparsa di Abbie Hoffman sul palco: il leader hippy strappò il microfono a Pete Townshend durante l'esibizione dei Who, non appena finirono di suonare "Pinball Wizard". Hoffman gridò: "Penso che questo sia un mucchio di merda! Mentre John Sinclair marcisce in prigione...!"; Townshend, che apparentemente non si era accorto dell'uomo che arrivava lentamente in scena, gli urlò di andarsene e lo colpì con la chitarra, facendolo cadere. Poiché il pubblico approvava gridando, tornò al microfono e commentò sarcasticamente "Vi capisco!". Dopo la canzone seguente, la breve "Do you think it's alright?", si fece serio: "La prossima fottuta persona che cammina su questo palco verrà uccisa, d'accordo? Potete ridere, sono serio!"
John Sinclair era un poeta e attivista politico, condannato da poco a nove anni di prigione nel Michigan per avere offerto due spinelli a una poliziotta in borghese. Sarebbe stato scarcerato presto, dopo una grande mobilitazione di artisti (John Lennon gli dedicò la ballata "John Sinclair") e movimenti. Dopo il festival Townshend avrebbe spiegato che sosteneva la causa della sua liberazione, ma che avrebbe picchiato Hoffman per l'intrusione, indipendentemente dal suo messaggio.
Hoffman avrebbe negato l'aggressività che era sprigionata nell'episodio, ma diverse registrazioni sembrano confermarla. Fu una delle poche note violente in una manifestazione generalmente, coscientemente pacifica.
Max Yasgur, che aveva offerto il suo terreno, parlò con stupore di come mezzo milione di persone, in una situazione che avrebbe permesso risse e saccheggi, avessero creato realmente una comunità motivata dagli ideali di pace e amore. "Se ci ispirassimo a loro" - disse - "potremmo superare quelle avversità che sono i problemi attuali dell'America, nella speranza di un futuro più luminoso e pacifico...".

martedì 26 giugno 2012

Movimento rastafariano



Marcus Mosiah Garvey (1887-1940) fonda nel 1914 in Giamaica la Universal Negro Improvement Association (UNIA), che predica il ritorno dei neri strappati dalla schiavitù al continente africano in Etiopia, unico Stato africano all’epoca – prima dell’occupazione italiana – libero dal colonialismo bianco. Movimento politico, il garveyismo, ha anche accenti religiosi, e sostiene che il Dio della Bibbia deve essere “adorato attraverso gli occhiali dell’Etiopia”. Quando il 2 novembre 1930 Ras Tafari è incoronato imperatore dell’Etiopia con il nome di Hailé Selassié I (1892-1975), alcuni dei seguaci di Garvey in Giamaica attribuiscono all’avvenimento un significato profetico. Dal nome di Ras Tafari nasce un movimento “rastafariano” che considera l’imperatore etiope – senza che questi, apparentemente, ne sappia nulla – una figura messianica, l’incarnazione di Dio stesso vivente sulla Terra.

Rivoluzionario, anti-bianco, ma insieme carico di riferimenti alla Bibbia, il movimento si sviluppa in Giamaica, poi tra la gioventù di colore negli Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Suriname, Europa adottando usanze distintive, come l’abitudine anche per gli uomini di raccogliere i capelli in treccine annodate (dreadlocks) e l’abbondante consumo di allucinogeni (ganja), cui è attribuito un ruolo sacro. Nel 1958 una “Convenzione Universale” organizzata a Kingston rivela che il movimento ha migliaia di seguaci in Giamaica, dove costituisce anche un problema per l’ordine pubblico. Nel 1966 Hailé Selassié visita la Giamaica, accolto da una straordinaria folla adorante: ma non esprime alcun desiderio di prendere la testa del movimento rastafariano. Detronizzato da una rivoluzione comunista, l’imperatore muore nel 1975. I rastafariani non credono alla notizia della sua morte, interpretata come un tentativo di disinformazione da parte dell’uomo bianco, ovvero come l’assunzione di una forma spirituale in cui Hailé Selassié può operare in modo più potente ancora che attraverso un corpo di carne. Un ruolo decisivo alla diffusione mondiale del movimento ha il cantante Bob Marley (1945-1981) attraverso la musica reggae.



Soprattutto in Inghilterra, i rastafariani sono spesso stati protagonisti di tumulti e rivolte: ne sono nate commissioni di inchiesta, che hanno in genere concluso raccomandando maggiore comprensione per la cultura rasta, al di là delle facili criminalizzazioni. Dal punto di vista organizzativo il movimento rastafariano è una costellazione di gruppi indipendenti, molti dei quali (ma non tutti) aderiscono alla Ethiopian World Federation. In Italia i membri del movimento lo hanno conosciuto per lo più attraverso contatti con il mondo della musica reggae, e per la maggior parte vivono in grandi centri urbani.



Negli scritti sacri elaborati dal movimento rastafariano Dio (Jah) è uno “spirito” che pervade tutti gli uomini e si incarna nella storia per guidare il suo popolo attraverso successive reincarnazioni dello stesso messia: Mosè, Davide, Salomone, Gesù Cristo e infine Hailé Selassié. La Bibbia è riletta facendo coincidere i salvati con i neri, Babilonia con il mondo degli uomini bianchi, e la nuova Gerusalemme con l’Etiopia. Il concetto di “neri” è peraltro piuttosto vasto perché comprende, per esempio, i surinamesi (lo stile rastafariano – non sempre la religione – è stato adottato da diversi calciatori olandesi famosi, che sono di origine surinamese), i maori della Nuova Zelanda, gli aborigeni australiani. Tutti questi “neri” sono insieme i discendenti delle “tribù perdute” di Israele e la reincarnazione degli antichi israeliti. Loro compito è riscoprire l’identità nera, frustrata e negata dai bianchi, attraverso una serie di pratiche culturali particolari: l’acconciatura, la musica, alcuni divieti alimentari di radice biblica (come quello della carne di maiale), l’uso della ganja (peraltro limitato agli allucinogeni naturali, con esclusione delle droghe sintetiche), l’adozione di una nuova “afro-lingua”, l’abbigliamento in colori particolari (nero, ma anche rosso, che rappresenta il sangue dei martiri; verde, il colore dell’Etiopia e della ganja; oro, il colore della Giamaica).



Nelle tendenze più estreme non mancano temi anti-bianchi spinti fino al razzismo, per quanto questi si vadano sempre più stemperando in una visione universalista, con l’adozione dello stile rastafariano da parte di sempre più numerosi bianchi. Benché tra i vari gruppi indipendenti esistano sfumature, tutti i rastafariani accettano Hailé Selassié come figura messianica, quando non come “Dio vero e vivente”. E tutti ritengono che la salvezza per i neri consista nell’“uscire da Babilonia”, anche se oggi questa “uscita” non è necessariamente interpretata in senso letterale come emigrazione verso l’Etiopia. Parafrasando quanto Gesù diceva del “mondo”, molti rastafariani pensano che si può vivere in Babilonia (cioè nei paesi occidentali) senza essere di Babilonia, riconquistando l’identità attraverso le pratiche rastafariane. Queste ultime non comprendono una vera e propria liturgia, ma piuttosto momenti di festa e riunioni di “ragionamento” (reasoning) in cui si “ragiona” di teologia e di interpretazione dei testi biblici. Non c’è bisogno di chiese, cappelle o luoghi di culto perché Dio, anche se presente in modo eminente nel messia Hailé Selassié, “pervade” ogni persona umana e, da questo punto di vista, in ciascuno si “incarna”.



Nuove prospettive storico-teologiche sui rastafariani emergono peraltro dall’importante studio di William David Spencer Dread Jesus (1999). Spencer getta qualche luce sulle origini del movimento, notando che alcuni dei suoi primi pionieri erano membri di una organizzazione chiamata Grande Fraternità Antica del Silenzio, o Antico e Mistico Ordine dell’Etiopia. Questa organizzazione faceva parte del vasto movimento noto in tutta l’area di lingua inglese come “massoneria Prince Hall”, una massoneria “parallela”, riservata agli afro-americani. Spencer mette in luce come molti elementi rituali, ma anche dottrinali, del movimento rastafariano derivino precisamente dalla massoneria, a cominciare da uno dei temi più caratteristici e cari ai rastafariani: il nome “Yah” per indicare Dio. Secondo Spencer, questo nome deriva dal primo componente del trinomio sacro “Yah-Bul-On” nel grado massonico dell’Arco Reale (un modo di indicare la divinità che ha causato, anche recentemente, numerose polemiche). È attraverso autori massonici che i primi rastafariani si interessano di temi esoterici, e talora interpretano la personalità divina, Yah, in senso panteistico. La generazione successiva scoprirà, lungo la stessa linea, l’Ordine della Rosa-Croce AMORC, da cui trarrà altri elementi di carattere esoterico.



Una delle parti più importanti nel libro di Spencer è consacrata alla reazione del movimento rastafariano (divenuto ormai internazionale) alla morte dell’imperatore Selassié, nel 1975. Nei primi mesi, molti rastafariani pensano – come si è accennato – che l’imperatore non sia morto e che si tratti solo di menzogne diffuse dalla stampa. Oggi, però, pochi rastafariani si attendono la resurrezione o riapparizione fisica di Hailé Selassié. L’ipotesi è che la morte di Hailé Selassié abbia portato a una separazione di elementi contraddittori che coesistevano con qualche difficoltà nel sincretismo rastafariano. Se è vero che pochi rastafariani hanno seguito il consiglio di Selassié e hanno aderito alla Chiesa Ortodossa Copta, non è meno vero che sono nati nel mondo rastafariano movimenti di notevoli dimensioni – come le cosiddette Dodici Tribù d’Israele – che reinterpretano la religione in senso piuttosto cristiano. Per questa parte del movimento, Selassié è la figura profetica più importante della storia, ma rimane subordinata all’unico figlio di Dio, che è Gesù Cristo.



All’estremo opposto – e per reazione – si è sviluppato il movimento “bun Christ” o “burn Christ” (“bruciamo Cristo”), che – soprattutto in occasione di concerti reggae – brucia simboli cristiani. Per la verità, nelle numerose interviste realizzate da Spencer, anche i più arrabbiati seguaci di questa frangia dichiarano che la loro polemica è contro il “Cristo dell’uomo bianco”, mentre il “vero” Gesù Cristo rimane un profeta “nero” assolutamente rispettabile. Certo, tutto il movimento rastafariano è anticattolico, sia perché accusa la Chiesa cattolica di avere a suo tempo benedetto l’invasione fascista dell’Etiopia (un sacrilegio, secondo i rastafariani), sia perché diversi “etiopisti” venivano da famiglie protestanti fondamentaliste o avventiste dove forme popolari di anticattolicesimo erano piuttosto diffuse. L’uscita dal cristianesimo, per alcuni gruppi, avviene peraltro tramite idee che derivano precisamente (lungo una linea che risale ai fondatori) da spunti di tipo massonico-esoterico ovvero orientaleggiante. In questi gruppi la morte di Selassié è spiegata precisando che l’anima dell’imperatore, l’essenza divina Yah, deve essere distinta dalla sua manifestazione corporale. Pur essendosi manifestata in Selassié in modo eminente, questa essenza divina è presente come scintilla in ogni fedele rastafariano (secondo altri gruppi, in ogni persona umana), con una evidente deriva in senso panteistico e gnostico.



Secondo Spencer, il movimento rastafariano si trova oggi a un bivio, e l’esito sarà probabilmente la separazione fra due branche diverse. La prima preciserà sempre di più la sua identità come movimento di carattere esoterico, gnostico, non cristiano, nella linea di certe sue origini di tipo massonico ovvero orientaleggiante. Una seconda branca – rappresentata oggi da un gruppo diffuso internazionalmente, le Dodici Tribù di Israele – potrà evolversi in direzione di un movimento pienamente cristiano, predicatore di un cristianesimo “selassiano” nel senso di considerare l’imperatore Hailé Selassié come un testimone e un profeta, non come una figura divina o messianica.



Roy paci malarazza



Malarazza
Malarazza,è una canzone che Roy Paci ha scritto ispirandosi alla poesia  di un anonimo siciliano,pubblicata il 1857 da Lionardo Vigo Calanna, Marchese di galli adoro. Il testo parla di un servo che viene maltrattato da un prepotente e chiede aiuto a Gesù :Il quale gli risponde di farsi giustizia da solo, tirando fuori i denti,perché nessuno farà giustizia per te.


Nu servu tempu fa d’intra na piazza
Prigava a Cristu in cruci e ci dicia:
“Cristu, lu mi padroni mi strapazza
mi tratta comu un cani pi la via.

Si pigghia tuttu cu la sua manazza
Mancu la vita mia dici che è mia
Distruggila Gesù sta malarazza!
Distruggila Gesù fallu pi mmia!
…fallu pi mia!”

Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!

E Cristu m’arrispunni dalla cruci:
“Forsi si so spizzati li to vrazza?
Cu voli la giustizia si la fazza!
Nisciuni ormai chiù la farà pi ttia!

Si tu si un uomo e nun si testa pazza,
ascolta beni sta sentenzia mia,
ca iu ‘nchiodatu in cruci nun saria
s’avissi fattu ciò ca dicu a ttia.
Ca iù ‘inchiadatu in cruci nun saria!”

Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!

Traduzione:
Un servo tempo fa dentro una piazza
pregava Cristo in Croce e gli diceva:
Cristo, il mio padrone mi picchia,
mi tratta come un cane della strada,

si prende tutto con le sue mani,
neanche la mia vita dice che è mia.
Distruggila, Gesù, questa razza infame!
Distruggila, Gesù, fallo per me!
… fallo per me!

Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Prendi un bastone e tira fuori i denti!

E cristo mi risponde della croce:
forse si sono spezzate le tue braccia?
Chi vuole la giustizia, se la faccia!
Nessuno ormai la farà più per te.

Si tu sei un uomo e non una testa pazza
ascolta bene questo mio consiglio
perché io non sarei inchiodato qui
se avessi fatto ciò che ti dico.
Io non sarei inchiodato qui!

Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Prendi un bastone e tira fuori i denti




La voce della ribellione



Riflessioni

Non siete stato voi ,che avete visto morire vostro figlio fra le vostre braccia,non siete stato voi,a guardare  la disperazione negli occhi di una madre,e la sua frustrazione nel sentirsi impotente.
Non siete stato voi ,a trovarvi da soli con una pistola puntata alla testa ,è guardandovi intorno non avete visto nessuno. Nemmeno siete stato voi ad avere comprato  voti con la propaganda, detenendo un potere abusivo.
Non siete stato voi ad aver  venduto  lo stato ed il suo prestigio. Alla fine il vostro pianto risultava stonato e beffeggiato agli occhi ormai stanchi del vostro insuccesso.




Mane e mane

Enzo Avitabile “Black Tarantella” C’è un’anima nera nel figlio di Napoli?
A giudicare dai trascorsi del sassofonista napoletano, si direbbe che la sua formazione, l’influenza, la sua impronta sia decisamente jazz, con incursioni nel soul blues e nel funk, già questo amore veniva fuori dal suo primo album del 1982 “Avitabile” e poi nei successivi “S.O.S. Brother” e “Salvamm ‘o munno” del 2004.
Poi la svolta che ha visto Enzo Avitabile impegnato nella ricerca di nuovi suoni  provenienti dalla tradizione partenopea da poter legare e fondere con la musica soul e blues di tradizione americana. In ordine di tempo esce in questi giorni "Black Tarantella", un disco che già dal titolo spiega tutto, si tratta di un lavoro che può avere una doppia accezione: può riferirsi  alla fusione del tipico sound meridionale con dei suoni più black  oppure al significato che può assumere nel dialetto napoletano quando si vuole parlare di quotidianità, di storie di vita vissute e si afferma “…stà situazione è proprio na tarantella” per il sempre più complicato panorama sociale che si presenta dinanzi ai nostri occhi, unito all’altro uso comune del linguaggio quale “…la vedo proprio black” indicando la complessità delle situazioni del quotidiano per la mancanza – seppur apparente – di prospettive positive e prolifere sul futuro. Non a caso, il lavoro cerca di trasportare l’ascoltatore al presente cercando di renderlo partecipe della vita quotidiana perchè “…’o bbene tuoje, è anche quello degli altri”. Questo è ciò che spiega Avitabile nella conferenza stampa di presentazione del disco. Ma veniamo all’ascolto di questo lavoro, non esagero a dire che nonostante sia cantato in dialetto abbia un respiro internazionale proprio per la continua ricerca musicale e per la capacità amalgamare mondi stilistici così diversi, non a caso chiama a raccolta tanti artisti a collaborare con lui, molti amici ma anche musicisti stranieri che Enzo stima molto. Il brano d’apertura del disco è in coppia con Pino Daniele suo amico di sempre, insieme partorirono le musiche per uno dei lavori più belli di Daniele, l’album “Terra Mia” del 1977 che molto rimanda alle sonorità presenti in questo nuovo lavoro di Enzo. Il brano " E ancora tiempo", è una magnifica fusione delle due voci  caratterizzato da  un arpeggio di chitarra e da un assolo di chitarra elettrica in cui  il tocco vellutato di Pino è inconfondibile. Un dialogo tra i due che avvolge l’ascoltatore trasportato da questa melodia dai suoni meridionali.
Altro ospite speciale è  Francesco Guccini che si è cimentato nello scrivere nel proprio dialetto modenese il brano  "Gerardo, nuvola 'e povere" ( Gerardo, nuvola di polvere ) un pezzo tutto mandolino, chitarra e batteria e con le voci parlate che raccontano la storia di un operaio che parte dal Sud verso Nord nell’intento di cercare lavoro;  bella la contrapposizione tra la voce meridionale di Avitabile e quella inconfondibile emiliana di Francesco Guccini.
Poi Enzo è volato a Londra per catturare  Bob Geldof  in  Suonn’ a Pastell’ una ballata che si apre con un assolo di sax dello stesso Avitabile, e la voce blues di Bob Geldof molto suggestiva e d’atmosfera che sarà probabilmente una hit.
Con Battiato invece duetta in No è No, un brano  pop-blues  dalle forti sonorità meridionali e caratterizzato dalla voce inconfondibile di Battiato.
Poi ancora con Raiz degli Almamegretta in Aizamm ‘na Mana un brano molto suggestivo  che sa di tarantella napoletana ma è rivolto a tutto il sud del mondo, un invito ad alzare una mano per poter cambiare le cose, a non mollare mai.  Un'altra collaborazione che mi preme evidenziare e quella con il gruppo rap napoletano dei Co’ Sang e i Bottari di Portico in “Mai cchiù” un bellissimo esperimento in cui il tempo e il ritmo viene dai Bottari di Portici  mentre la chitarra e voce rap sono di Enzo Avitabile. Insomma tredici brani, di cui undici inediti e due rivisitazioni: “Mane e Mane” con la partecipazione di Daby Tourè e “Soul Express” con la partecipazione di Toumani Diabatè e Mauro Pagani, brani storici del suo repertorio, molto sentiti per un personaggio che non ha mai smesso di mettere al centro dei suoi interessi l’arte e la musica e che non ha mai smesso di pensare che l’energia della musica abbia un valore sociale e politico importante perché oltre alla libertà spesso la musica aiuta a capire, a riflettere e quello che forse più importante in questo momento storico aiuta all’azione.

lunedì 25 giugno 2012

A' Nnomme 'e Dio - Enzo Avitabile

                                                                              

Guerra d'Iraq
 Con il termine guerra d'Iraq, o seconda guerra del Golfo, si intende un conflitto cominciato il 20 marzo 2003 con l'invasione dell'Iraq da parte di una coalizione guidata dagli Stati Uniti d'America, e terminata il 15 dicembre 2011 col passaggio definitivo di tutti i poteri alle autorità irachene da parte dell'esercito americano. L'obiettivo principale dell'invasione era la deposizione di Saddam Hussein, già da tempo visto con ostilità dagli Stati Uniti per vari motivi: timori (poi rivelatisi infondati) su un suo ipotetico tentativo di dotarsi di armi di distruzione di massa, il suo presunto appoggio al terrorismo islamico e l'oppressione dei cittadini iraqeni con una dittatura sanguinaria. Questo obiettivo fu raggiunto rapidamente: il 15 aprile 2003 tutte le principali città erano nelle mani della coalizione, e il 1 maggio il presidente statunitense Bush proclamò concluse le operazioni militari su larga scala. Tuttavia il conflitto si tramutò poi sia in una guerra di liberazione dalle truppe straniere, considerate invasori da alcuni gruppi armati, sia in una guerra civile fra varie fazioni, quest'ultima, sotto alcuni profili, tuttora in corso. I costi umani della guerra non sono chiari, e sono spesso oggetto di dibattito; più in generale, il bilancio dell'intera guerra risulta difficile: a fronte della deposizione di Saddam e dell'instaurazione di una democrazia, si è avuto un netto aumento delle violenze settarie in Iraq, una penetrazione di al-Qāʿida nel Paese e, in generale, un calo della sicurezza dei cittadini. L'Italia, pur essendosi inizialmente limitata a fornire supporto logistico, partecipò poi al conflitto fra il 2003 e il 2006 con la missione Antica Babilonia, fornendo forze armate dislocate nel sud del Paese, con base principale a Nassiriya, sotto la guida inglese. Questa partecipazione suscitò forti polemiche. Fin da prima dell'inizio della guerra, l'ipotesi di un'invasione dell'Iraq scatenò malumori in tutto il mondo, contrapponendo chi la riteneva necessaria e chi la considerava un crimine ingiustificabile. Oltre all'opinione pubblica, le polemiche si svilupparono anche sul piano internazionale: in Europa, la Francia e la Germania si opposero fin dall'inizio all'intervento, mentre Italia e Gran Bretagna offrirono il loro supporto.

La sovranità esercitata






Il Presidente della Repubblica è tenuto a vigilare sul rispetto della costituzione ,sulla sua disciplina per salvaguardare i principi fondamentali della democrazia.  Quando la sovranità del popolo si afferma soltanto con una croce su un foglio ,quando le urla di sofferenza vengono ignorate e l’orgoglio calpestato ,ti toglie il diritto di vivere dignitosamente.                                                                                                                                                                                 
In questi ultimi vent’ anni,  il susseguirsi di avvenimenti al limite del surreale, che ha coinvolto personaggi di spicco nel mondo politico, ha creato una sorte di naturale tendenza a delinquere  tra stato e mafia.
Io sono democratico, non per scelta ma per nascita , dopo la tremenda dittatura  è arrivata la democrazia, parola derivata dal greco che vuol dire potere al popolo, una frase davvero poetica ma priva di qualsiasi realtà. L’unico modo che il popolo esercita la sua sovranità e attraverso il referendum , che non raggiunge mai il numero necessario di firme per essere approvato , perché non si può determinare un numero esatto di persone fisiche effettive sul territorio  ,Quindi io non vedo nessuna democrazia ma una dittatura ben nascosta agli occhi e alle orecchie di chi si fa condizionare da falsi idoli e rotte senza via d’uscita, come tante pecore al macello. 

domenica 24 giugno 2012

Canti religiosi





IL BHAJAN, IL CANTO RELIGIOSO

L'Arte, la storia e la cultura - Musica Il Bhajan è un tipo di canto religioso induista diffuso principalmente del nord dell'Inde. Viene normalmente cantato nei templi come preghiera e in lode alle divinità. Nei Bhajan i testi hanno un'importanza fondamentale e sono collegati a melodie semplici, che in genere seguono due o tre raga senza essere troppo legate alle loro regole. Il termine bhajan deriva da bhaj, che in sanscrito significa servire. L'obiettivo fondamentaledi questo tipo di canto è quello di esprimere in musica sentimenti religiosi di devozione nei confronti della divinità. I Bhajan all'interno di templi e ashram vengono abitualmente eseguiti in gruppo, nella forma Dhun. Una voce solista canta la prima strofa, seguita poi dal coro, una struttura molto adatta all'utilizzo rituale delle composizioni. Un tempo eseguiti esclusivamente in questo ambito o nelle cerimonie religiose domestiche, i Bhajan hanno trovato posto anche nei repertori da concerto per solisti intorno all'inizio del Novecento.
In genere i brani si basano sul Stianta Rasa. Temi prediletti nei Bhajan sono alcuni racconti ed episodi tratti dal Ramayana e dal Mahabharata ma anche dalle biografie di Rama, Krishna e Shiva.
Normalmente i Bhajan vengono accompagnati dai seguenti strumenti: jhanj emanjira -cimbali - daphli - un piccolo tamburo - dholak -tamburo a due facce - e chimta - una sorta di lungo sonaglio a tenaglia con più dischi d'ottone.
La parte musicale di un Bhajan è strutturata in tre parti: tek, pad e mudra. Iltek accompagna i primi due versi e viene poi ripetuto dopo ogni strofa, come il ritornello in una canzone. I pada sono delle brevi strofe dove viene esposto il contenuto della composizione in forma poetica e ricercata. Il Mudra, l'ultima parte del Bhajan, contiene il nome del compositore. Nel Bhajan si usano spesso abbellimenti musicali con una graduale accelerazione nel tempo durante l'esecuzione. Alcuni dei raga più comunemente usati nei Bhajan sonoDesh, Sarang, Bhairav, Kalingda, Kafi, Khamaj e Pilu. I tala - sequenze ritmiche - più utilizzati sono kaharwa, dadra e rupak e comunque in generale ci si limita aitala più semplici, a 8 o 16 battute.
Spesso le composizioni dei santi-poeti del movimento bhakti, come Soordas.MiraBai, Tulsidas. Kabir, Narsình Menta e Nanak vengo no cantate comeBhajan e svariati sono gl stili con cui possono essere eseguiti.

sabato 23 giugno 2012

Quando la musica diventa arte






“Il silenzio dei nostri amici”:L’America razzista degli anni’60. Questa canzone fu pensata come una sorta di antidoto, al crescente clima di tensione politico e razziale negli usa, e scritta appositamente per Armstrong, per fare leva sul pubblico.  What a Wonderful World è stata realizzata , come invito alla scoperta dei piaceri della vita. Dai toni ottimistici e rilassati questa canzone, si pone  come specchio dell’anima ,il riflesso della più stratosferica bellezza, che si mostra davanti a noi come il più grande spettacolo la natura. In questo brano emerge la diversità tra i popoli ,la loro continua lotta ad essere accettati nella società.
Può darsi non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla“Martin Luther King”

venerdì 22 giugno 2012

Fabrizio De Andrè " Al fianco degli indiani d'America"





                                                                                    Riflessioni:
Poche migliaia di persone hanno decretato la fine e lo sterminio di un popolo di un' altra cultura, costretti in schiavitù da sovrani dittatoriale,  i quali  vedevano tutto quello diverso da loro come incivile ,non adatta alla loro inutile e fatiscente borghesia ,secondo loro dovevano essere educati alle loro usanze e tradizioni, più umanistiche e adatte ad una vita sociale, così hanno quasi sterminato un  popolo, in nome di Gesù, non penso che lui sia stato molto d'accordo. Ancora non  avevano capito che la più grande libertà significa essere se stessi, al di fuori di qualsiasi costrizione imposta dagli altri ,fin quando non limiti la libertà degli altri, perché gli altri dovrebbero limitare la tua? De andrè voleva mandare un messaggio, che ad altri sfugge ancora oggi, che la coscienza individuale ci distingue l'uno dall'altro, portandoci ad una coscienza generale che l'individuo è unico, e che non potrà mai esistere un altro come lui, ed è questo che ci differenzia dagli animali ,ed è questo che fa l'uomo come essere indistinguibile,  nel pensiero simile ad un Dio. Questa è solo una parentesi spero che attraverso la musica ed un forte senso umanistico, dagli errori del passato si prenda spunto per non commettere altre barbarie.

In direzione ostinata e contraria




Smisurata preghiera è un affresco sulle minoranze,sulla necessità di difendersi dalle leggi del branco. Su coloro che devono pagare per difendere la propria dignità ,gli unici che attraverso la solitudine, sono riusciti a regalare alla morte una goccia di splendore, la pura musica. Smisurata Preghiera è una specie di salmo che racconta, l’imprecazione e l’invocazione delle minoranze. Fabrizio De Andrè da ogni poesia o romanzo che sia, riusciva a coglierne il succo, come dall’uva si estrapola la purezza rendendola bella, trasformandola in vino,così De Andrè metteva la sua anima a nudo davanti ai problemi del mondo. Qui la polemica e la lotta contro il suo acerrimo  nemico la maggioranza. Il dolce menestrello che ci ha insegnato la sottile differenza tra la vita e la morte,che ci ha insegnato a pensare con la nostra testa andando sempre in direzione contraria. 

martedì 19 giugno 2012

Georgia on my Mind- Ray Charles





Georgia on My Mind 
Il 7 marzo 1979, come simbolo di riconciliazione dopo i conflitti per l'ottenimento dei diritti civili, Ray Charles cantò Georgia on My Mind davanti all'Assemblea Generale della Georgia. Dopo l'esibizione di Charles, l'Assemblea adottò il brano come canzone ufficiale dello stato il 24 aprile dello stesso anno.

Nel 2000 Ray Charles ha invitato la cantante italiana Giorgia per duettare con lui, dopo aver scoperto che era stata chiamata così in onore del brano. 

lunedì 18 giugno 2012

La musicoterapia

Cosa è la Musicoterapia


Quella che segue è una definizione “ufficiale”: La musicoterapia è una tecnica che utilizza la musica come strumento terapeutico, grazie ad un impiego razionale dell’elemento sonoro, allo scopo di promuovere il benessere dell’intera persona, corpo, mente, e spirito.

Oggi vi sono diversi approcci alla musicoterapia, diverse metodologie, che hanno prodotto diverse musicoterapie, con un ampio spettro che va dall’approccio pedagogico, a quello psicoterapeutico a quello psicoacustico.

La musicoterapia viene impiegata in diverse campi, che spaziano da quello della SALUTE, come prevenzione, riabilitazione e sostegno, a quello del BENESSERE al fine di ottenere un migliore equilibrio e armonia psico-fisica.






Come funziona la Musicoterapia?


Dobbiamo pensare che da ancor prima della nascita si sedimentano in noi dei suoni che costituiranno poi il nostro “Io sonoro”.

La musicoterapia tradizionale, che è quella di tipo psicoterapico, utilizza un codice alternativo rispetto a quello verbale, (basato sul principio dell'ISO - identità sonora individuale) per cercare di aprire attraverso il suono, la musica, e il movimento, dei canali di comunicazione nel mondo interno dell'individuo. Gli operatori di musicoterapica cercano cioè di sbloccare questi canali attraverso l’espressione strumentale sonora.

Vi sono però altri approcci, molto diversi da quello appena descritto, che sfruttano le potenzialità del suono e della musica come mezzo terapeutico. Uno dei più interessanti è quello che fa riferimento alle teorie psicoacustiche.

Il viaggio dei suoni nel nostro cervello


I suoni sono fenomeni fisici in grado di influenzare tutte le cose con cui vengono a contatto.

Suoni di particolari frequenze, possono ad esempio rompere un vetro; mentre, altri, impercettibili all' orecchio umano, possono essere utilizzati per dare ordini ad un cane.

Studi recenti sostengono che persino la crescita delle piante può essere influenzata dal tipo di musica che si suona nelle vicinanze.

Se vogliamo rappresentarci visivamente la propagazione del suono, pensiamo ai cerchi che si formano nell'acqua allorché gettiamo un sasso.

I suoni acuti sono generati da vibrazioni molto rapide, quelli bassi corrispondono a vibrazioni lente; l’orecchio umano e' in grado di percepire suoni con una frequenza compresa tra 30 e 20.000 vibrazioni al secondo (Hertz o Hz).

Ma dove viene elaborata esattamente la musica nel nostro cervello? Innanzitutto dobbiamo distinguere la fase dell’udire i suoni come fenomeno periferico legato all’orecchio e al nervo acustico, una fase del sentire che si collega soprattutto a funzioni talamiche, dove il suono viene filtrato.

Se il talamo consente il passaggio dell’informazione, essa giunge al lobo temporale, in centri che si trovano in prossimità di quelli del linguaggio (l’area di Broca), e qui si verifica finalmente il processo dell’ascoltare, con un coinvolgimento globale del nostro sistema nervoso e delle funzioni psichiche ad esso connesse.

Si dice che il suono musicale viene cioè intellettualizzato.
Uno dei massimi studiosi delle proprietà del suono, Isabelle Peretz dell’Università di Montreal, ha supposto che, in linea di principio, la metà destra del cervello elabora la musica in maniera complessiva, mentre quella sinistra in modo analitico.

Possiamo quindi supporre che l’emisfero destro sia quello che, in un primo momento afferra una struttura approssimativa della musica sulla quale in seguito l’emisfero sinistro esegue una analisi più precisa.


La musica è un linguaggio


La musica è un linguaggio non meno importante di quello visivo, corporeo o verbale, in grado di esprimere idee, concetti, sentimenti propri di ogni individuo.

Come il linguaggio verbale, anche la musica è uno dei fondamenti della nostra civiltà. L’uomo costruì i primi strumenti oltre 35 mila anni fa: tamburi, flauti, scacciapensieri.

Ma perché i nostri antenati incominciarono a fare musica? Quali vantaggi ne ricavavano?

Oggi gli antropologi mettono in primo piano la capacità della musica di cementare una comunità, scandendone i ritmi e rinsaldando i legami fra i suoi membri.

Essa garantirebbe la coesione sociale e la “sincronizzazione” dell’umore dei componenti di un gruppo, favorendo così la preparazione di azioni collettive.

Esempi attuali dell’utilizzo della musica in questi termini sono ad esempio le marce militari, i canti religiosi, gli inni nazionali.


Il potere della musica: le emozioni


I primi studi sulle risposte emotive alla musica risalgono al 1936, quando la psicologa e musicologa Kate Heiner dimostrò che vi sono due elementi essenziali che il nostro cervello utilizza per elaborare una risposta emozionale alla musica: il MODO, cioè la tonalità (Maggiore/minore), e il TEMPO, cioè la velocità di esecuzione (Veloce/lento).

Si è così notato che dalla combinazione del modo e del tempo l’uomo ricava delle emozioni che possiamo definire UNIVERSALI.

La chiave di lettura è la seguente:

Modo maggiore/tempo lento = serenità
Modo maggiore/tempo veloce = allegria, euforia, esaltazione
Modo minore/tempo lento = tristezza, malinconia
Modo minore/tempo veloce = paura, dramma, angoscia


Che queste risposte emotive siano comuni a tutti, è dimostrato da un altro importante esperimento compiuto in tempi più recenti all’università di Montreal da Isabelle Peretz: questa studiosa ha registrato le modificazioni indotte dalla musica su vari parametri fisiologici, come la pressione del sangue, la frequenza cardiaca e la conduzione elettrica della pelle (la cosidetta reazione elettrodermica).

In questo esperimento un gruppo di soggetti è stato sottoposto all’ascolto di diversi brani musicali che erano classificati come allegri, sereni, paurosi, tristi.

Ebbene, si è dimostrato che le musiche producevano il medesimo effetto in tutti gli ascoltatori, indipendentemente dal giudizio soggettivo sul tipo di emozione suscitata.


Ad esempio i brani classificati come paurosi erano quelli che determinavano la maggiore reazione cutanea, caratterizzata da un rilevante incremento della sudorazione.

Il fatto che queste risposte fisiologiche siano indipendenti dai giudizi soggettivi dimostra che l’ascoltatore non è necessariamente consapevole dell’effetto che la musica esercita su di lui e ci fa intravedere quale potere la musica abbia sui nostri comportamenti.










L'effetto Mozart


Nel 1993 è stato dimostrato con un famoso esperimento pubblicato sulla rivista scientifica NATURE che la musica di Mozart è in grado di migliorare la percezione spaziale e la capacità di espressione.

Ottantaquattro studenti furono suddivisi in 3 gruppi e sottoposti all’ascolto di 3 musiche diverse: il primo gruppo ascoltò musica easy-listening, il secondo ascoltò una sinfonia di Mozart, il terzo non ascoltò musica ma solo silenzio.

Subito dopo l’ascolto i 3 gruppi furono sottoposti a una prova di ragionamento spaziale tratta da un test di intelligenza riconosciuto internazionalmente, lo Stanford-Binet. I risultati furono stupefacenti: il gruppo che aveva ascoltato Mozart prima del test, ottenne un punteggio mediamente superiore di 10 punti rispetto agli altri. Tale effetto aveva però una durata di soli 15 minuti dopo l’ascolto. Si parla perciò di EFFETTO MOZART.

Uno dei maggiori studiosi del suono dal punto di vista medico, il francese Alfred Tomatis è stato il primo a sostenere che la musica mozartiana è in grado di produrre un miglioramento delle abilità cognitive dell’individuo, attraverso lo sviluppo del ragionamento spazio-temporale.

Ma perché proprio la musica di Mozart risulta essere la più adatta? L’ipotesi formulata da Gordon Shaw, uno degli autori dell’esperimento appena citato, è che oltre alle incredibili doti logiche, mnestiche, e musicali di cui era dotato Mozart, il musicista componeva in giovane età, sfruttando al massimo le capacità di fissazione spazio-temporale di una corteccia cerebrale in fase evolutiva, cioè al culmine delle sue potenzialità percettive e creative.

Tomatis sostiene pertanto che l’ascolto della musica mozartiana è in grado di favorire l’organizzazione dei circuiti neuronali, rafforzando i processi cognitivi e creativi dell’emisfero destro.
La musica subliminale


Come si è già detto, l’orecchio umano è in grado di percepire suoni con una frequenza compresa tra 30 e 20mila vibrazioni al secondo (Hertz o Hz).

Gli infrasuoni sono suoni con frequenza inferiore a 30 Hz, quindi, cadendo in una frequenza non percepibile a livello cosciente dal nostro udito, restano in una zona di percezione detta “subliminale”.

Gerald Oster, un ricercatore del Mount Sinai School of Medicine di New York, nel 1973 elaborò una tecnica che consisteva nel sovrapporre infrasuoni a della musica convenzionale. Presto si vide che i campi di applicazione della musica subliminale erano molteplici: oltre ad avere una particolare influenza sul rilassamento, essa era in grado di sviluppare capacità creative, e poteva risultare utile nella terapia delle emicranie, per la cura dell’insonnia, per la eliminazione di ansia e depressione.

Per comprendere i principi su cui si basa la musica subliminale è necessario accennare alla attività elettrica del nostro cervello. L'elettroencefalogramma è utilizzato per misurare le correnti generate dalle cellule della corteccia cerebrale (neuroni corticali piramidali). Applicando degli appositi elettrodi sulla superficie del cuoio capelluto è possibile rilevare tali impulsi, e la loro forma (variazione in ampiezza) si correla specificatamente con eventi fisiologici (stimolazioni sensoriali, sonno, ecc.) o patologici (epilessia, ecc.)
Il tracciato che ne risulta contiene, solitamente, frequenze al di sotto dei 30Hz.

Le onde cerebrali si possono classificare in 4 tipi, e risultano indicative di quattro stati fisiologici:

Delta da 0,5 a 4Hz >> Sonno profondo
Theta da 4 a 8 Hz >> Sonnolenza e primo stadio del sonno
Alpha da 8 a 14 Hz >> Rilassamento vigile
Beta da 14 a 30 Hz >> Stato di allerta e di concentrazione


Un altro elemento di fondamentale importanza per comprendere il funzionamento delle tecniche subliminali fa riferimento ad un fenomeno fisico chiamato “risonanza”.

Nel 1665 il fisico e matematico olandese Christiian Huygens, (tra i primi a postulare la teoria ondulatoria della luce), osservò che, disponendo su di una parete due pendoli, uno posto di fianco all’altro, questi tendevano a sintonizzare il proprio movimento oscillatorio, quasi volessero “assumere lo stesso ritmo”. Questo fenomeno viene oggi chiamiamo “risonanza”.

Nel caso dei due pendoli, si dice che uno fa risuonare l'altro alla propria frequenza. Allo stesso modo se si percuote un diapason, che produce onde su una data frequenza e lo si pone vicino a un secondo diapason “silenzioso”, dopo un breve intervallo questo ultimo comincia anch'esso a vibrare.

La risonanza può essere utilizzata anche nel caso delle onde cerebrali. Infatti, se il cervello è sottoposto a impulsi (visivi, sonori o elettrici) di una certa frequenza, la sua naturale tendenza è quella di sintonizzarsi. Quindi, se uno stimolo esterno è applicato al cervello, diventa possibile mutare la frequenza delle sue onde.

Per esempio, se una persona si trova nello stato Beta (allarme) e il suo cervello riceve uno stimolo esterno di 10Hz, che come visto precedentemente corrisponde allo stato alfa (rilassamento), allora è probabile che la sua frequenza vari, sincronizzandosi a quella dello stimolo esterno.
Quando lo stato del cervello è già vicino alla frequenza dello stimolo applicato, l'induzione agisce più efficientemente. Il fenomeno e' detto “risposta in frequenza”.

Dato che l'orecchio umano non riesce a percepire onde sonore con frequenza inferiore a 30Hz, è necessario “ingannarlo”, utilizzando delle tecniche speciali, chiamate, "Binaural Beats" (termine che, in italiano, può essere tradotto come "Battimenti Biauricolari"). Se ad esempio applichiamo all'orecchio sinistro un tono costante di 495Hz, e all'orecchio destro un tono costante di 505Hz, questi due toni verranno riunificati dal cervello, che - in tal modo – percepirà quella loro differenza di 10Hz, venendone “influenzato”.Ciò deve avvenire necessariamente attraverso delle cuffie stereo, affinché i suoni destro e sinistro non si fondano prima di

Cosa ascoltare


Consultando delle pubblicazioni di musicoterapia si possono ricavare le indicazioni più disparate: c’è chi ritiene che la musica più adatta sia quella CLASSICA, chi sostiene che il genere più indicato è invece il JAZZ, chi propenderà per la NEW-AGE, e così via.

In realtà è probabile che quasi tutta la musica sia indicata e che contenga in sé delle valenze terapeutiche. E’ quindi difficile elencare quali siano i brani in assoluto più terapeutici.

Ci sono musiche che, per motivi in parte misteriosi, appartengono esclusivamente a noi, e producono solo in noi effetti fisici e soprattutto psichici, che difficilmente possiamo condividere con qualcun altro.

Esemplificativo è a questo proposito il caso del diciottenne G. S. che pochi anni or sono si è risvegliato dal coma ascoltando una canzone del suo cantante preferito, Antonello Venditti. Come possiamo negare che in questo caso la musica di Venditti non abbia esplicato importanti effetti terapeutici? Vi sono poi musiche che ci portiamo dentro da sempre, come se appartenessero al nostro stesso DNA, ed altre che pur accompagnandoci per brevi tratti della nostra vita sono in grado di “fotografare” questi “spezzoni” di esistenza in maniera indissolubile e profonda.

Ci potrà capitare, magari in modo del tutto occasionale, di riascoltare una musica dopo molti anni e di trovarci a rivivere in maniera impressionante la stessa situazione in cui ci capitò di ascoltarla anni addietro, fino a poter percepire i profumi, i colori ed altre sensazioni legate a quel preciso momento.

Si tratta di vere e proprie sinestesie (parola che deriva dal greco Syn = attraverso + aisthesis = percezione), un fenomeno affascinante che ha luogo ogni qualvolta una singola stimolazione sensoriale dà origine alla percezione di altri eventi sensoriali.

Esemplificativo è un caso pubblicato recentemente sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature” riguardante E.S. una giovane musicista svizzera che è appunto una sinesteta: E.S. quando ascolta la musica, è infatti in grado di percepire le note come differenti colori e perfino di gustarne il sapore.

Tornado al tema di quale musica ascoltare, probabilmente la cosa migliore è quella di lasciarsi inizialmente andare al proprio intuito, e solo in un secondo momento mettere a fuoco una ricerca più mirata.

Sicuramente l’aiuto di un musicoterapeuta esperto potrebbe essere inizialmente di aiuto per guidare alla scoperta della propria musica terapeutica, ma come criterio generico è consigliabile utilizzare inizialmente musica mai ascoltata prima, e di carattere strumentale
La musica Indiana


Basata sul sistema melodico dei raga e su quello ritmico dei tala, questa musica risale ai canti vedici dei primi colonizzatori indù, ma raggiunse la sua forma attuale negli ultimi quattro o cinque secoli. Il suo sviluppo millenario è documentato in una serie di trattati teorici, scritti per lo più in sanscrito.

E` caratterizzata da melodie solistiche o all'unisono, molto spesso accompagnate da un bordone, e dai cicli ritmici.

La musica sacra indiana è caratterizzata da una struttura che concilia la meditazione, amplificando l’ascolto di ciò che è al limite tra l’oggettivo e l’immaginario, tra il proprio mondo interno e l’ambiente esterno, per cui si addice ad un utilizzo riflessivo sui rapporti tra mente e corpo.

Per tali ragioni viene utilizzata per la riabilitazione verbale, e sul versante psicologico, quando il flusso delle emozioni appare bloccato.

Tra gli strumenti utilizzati dalla musica indiana occupano un posto di rilievo gli strumenti a corda come la vina e il sitar; tra gli strumenti a percussione, fondamentali per mantenere i cicli dei tala, vi sono il pakhawaj e il tabla.; numerosi anche gli strumenti a fiato (srnga, shahnai, bansri).

In Occidente, il rappresentante più noto della musica indiana è il compositore e sitarista Ravi Shankar.